“Il Gladiatore II” (2024), sequel de “Il Gladiatore”, è il nuovo film prodotto e diretto da Ridley Scott, interpretato da Paul Mescal, Pedro Pascal, Denzel Washington e Connie Nelsen.
Circa venti anni dopo gli eventi del primo film, ci troviamo a seguire le vicende di Annone (Paul Mescal), ridotto in schiavitù dopo la tragica conquista della sua città e costretto a diventare gladiatore. Guidato dal desiderio di vendicarsi contro il generale Acacio (Pedro Pascal) e aiutato dal ricco mercante di schiavi Macrino (Denzel Washington), Annone si troverà coinvolto in una Roma piena di intrighi politici e lotte per la libertà che lo vedranno direttamente partecipe della rinascita della città.
Stando che la mano di Ridley Scott rimane visivamente imbattuta, bisogna dire che il film ricalca un po’ troppo il primo. Molte delle dinamiche de “Il Gladiatore” si ripetono durante tutto il film: innanzitutto lo sviluppo di Annone come eroe risulta piatto essendo praticamente lo stesso di Massimo (Russell Crowe); il «sogno che era Roma» è sempre l’obiettivo a cui tendono tutti nonostante il finale del primo film e il sacrificio di Massimo; gli imperatori sono sempre folli e il grano è sempre il vero protagonista. La vere chicche, che portano alla pellicola un po’di pepe in più e lo fanno distinguere dal primo, sono i personaggi di Macrino (Denzel Washington) e Acacio (Pedro Pascal), le cui dinamiche sono effettivamente originali e portano a dei risvolti inaspettati. Purtroppo il vero problema è il colpo di scena centrale del film, prevedibile già dai primi indizi, e che porta a rendere paradossalmente meno “integra” la figura di Massimo come emblema dei valori degli antichi romani.
Parliamo ora dell’elefante, anzi, dal rinoceronte in CGI nella stanza ovvero di alcune incongruenze storiche che tutti hanno notato nel film. Ridley Scott sotto questo aspetto aveva già ricevuto non poche critiche per “Napoleon” (2023), ma questa volta il discorso è diverso: non si tratta di grandi cambiamenti ma di qualche aspetto che è servito a spettacolarizzare ulteriormente gli eventi del film, qualche sbavatura innocente per il bene del pubblico che non aspettava altro che le zuffe nell’arena, che siano in acqua o sulla terraferma, tra gladiatori o tra strani babbuini pelati. Certo, forse Caracalla, per quanto folle e spietato, non era esattamente un bambinone, e la motivazione proposta dal regista per cui gli imperatori romani erano tutti pazzi a causa di un avvelenamento da piombo regge fino a un certo punto. Ma se dovessimo metterci a sottolineare le incongruenze storiche di ogni film della storia del cinema non finiremmo mai, stiamo pur sempre parlando di un’opera di fantasia e queste critiche sono un po’ fini a sé stesse.
L’onda di sequel che ha inondato il cinema nell’ultimo periodo forse ha mietuto l’ennesima vittima. Una volta Tim Burton, rispondendo a chi gli chiedeva se fosse in programma un possibile seguito di “The Nightmare before Christmas”, disse che alcuni film hanno bisogno di essere lasciati soli. Ecco “Il Gladiatore II” è un film sicuramente piacevole ma forse non necessario.
Maria Vitale