In un blog sperduto su internet qualcuno scrive di un suo ritrovamento. Sembra aver trovato un vecchio libretto con un racconto interessante.
Buonasera a tutti, mi chiamo Lele e sono nuovo in questo blog. Di solito leggo solo e non scrivo ma di recente ho fatto una scoperta che voglio discutere con voi.
Volevo parlarvi di un libro che ho ritrovato di recente nella soffitta della mia vecchia casa. Era un libretto ingiallito: scritto a macchina, con molte cancellature a penna e riscritture, e con la costola fatta di scotch marroncino. Era fatto in casa con molta cura e attenzione da un inesperto di tipografia. Ci stavano tanti testi diversi su vari argomenti: l’accettazione di sé, il dolore, l’amore, il sesso, e altre cose. Ci stavano tanti stili di scrittura diversi che si adattavano all’argomento. Sicuramente era stato scritto nel XX secolo per quanto il misterioso scrittore si divertiva a variare riprendendo ogni stile letterario esistente. Un racconto mi ha colpito più degli altri per la sua forza e autorità. Non voglio spoilerarvi nulla, vi dico solo che imita lo stile dei vangeli e parla del rapporto tra maestro e allievo.
I discepoli corsero dal maestro e gli chiesero
“Maestro, noi vediamo tanti maestri e allievi. Vediamo tanti maestri saggi con discepoli indisciplinati e incapaci, e tanti maestri ignoranti ma con discepoli disciplinati e competenti. Come mai succede ciò? Come funziona il rapporto tra maestro e allievo?”
“Il rapporto tra maestro e allievo è come il rapporto tra Dio e i fedeli”
I discepoli spaventati dal suo parlare con autorità gli chiesero spiegazioni. Le ottennero. “Dio sa, i fedeli non ancora. Dio ama, i fedeli forse. Dio è superiore, i fedeli inferiori. Dio dà, i fedeli potrebbero ricevere. Dio, ora e per sempre, darà il suo amore e sapere ma non è detto che i fedeli lo avranno. Perché loro possono rifiutarlo o accettarlo. Potranno riceverlo solo se lo vorranno e se crederanno, così avranno l’anima in festa. Dovranno volere i doni di Dio come un uomo desidera il suo amato. Dovranno credere in Dio e in sé stessi come un padre crede nel figlio. Ma se i fedeli, per libertà o debolezza, non vorranno e crederanno allora soffriranno come ombre al sole”.
I discepoli sbalorditi chiesero “Ma qual è la differenza tra questo rapporto e quello che noi chiedevamo?”
Il maestro sorrise malinconico e disse “solo tutto il resto”.
Come vi siete sentiti?
Personalmente, mi sono spaventato con quel paragone però nel finale sembra essersi ripreso da quell’estasi semi divina. A me è piaciuto, sopratutto perché ha risposto, almeno in parte, ad una domanda che mi perseguitava: qual è la responsabilità dell’insegnante nel suo rapporto con lo studente? Se lo studente non studia è colpa dell’insegnante? No, perché lo studente ha consapevolmente scelto di non studiare. La responsabilità dell’insegnante è solo quella di insegnare, nel modo più chiaro e coinvolgente possibile, e di prendersi cura dello studente.
Secondo voi cosa c’è di utile per oggi in questo passo? Che idee può darci per il presente? Cosa c’è di vero? Cosa c’è di falso? Ovviamente chiedo sia da un punto di vista di studente che di maestro, o insegnante, o professore, o genitore che sia. Fatemi sapere.
Amichevolmente vostro, Lele <3